Il territorio di Cascia fa parte, insieme ai comuni di Monteleone di Spoleto e di Poggiodomo della Valnerina, inizialmente abitata dall’antichissimo popolo dei Naharchi, poi dai Sabini e, dopo l’occupazione romana del 290 a.C., è conosciuta come Sabina settentrionale.
In seguito al riordinamento dioclezianeo, fece parte della provincia Valeria, dalla quale si stacca nel V-VI secolo acquistando autonomia amministrativa con Nursia.
Le caratteristiche salienti dell’intero territorio sono relative all’ambiente naturale, che incontrastato domina e che, soprattutto nell’antichità come vedremo, era fortemente caratterizzato dalla sacralità e, con l’avvento del cristianesimo, da grande religiosità.
Sacro è vocabolo di origine indoeuropea e significa separato e fa riferimento a quelle forze della natura che l’uomo teme e alle quali offriva sacrifici o doni per tenerle più lontane possibile.
In questo capitolo esamineremo sacralità e religiosità espresse dal territorio, trattando prima del periodo che va dai nostri giorni al Medio Evo, per continuare con la sacralità romana e, infine, con le notevoli testimonianze della sacralità sabina.
A- SANTI, BEATI, EREMITI
Ai nostri giorni la grande diffusione del culto di Santa Rita in tutto il mondo, in un certo senso sembra offuscare molti altri esempi di religiosità cristiana presenti nel territorio che si riferiscono sia a numerosi eremiti e beati, sia ad altri santi.
Il dipinto seguente, esistente un tempo nella chiesa della Madonna delle Libere, testimonia tre beati: Simone Fidati, Giovanni da Chiavàno, Ugolino da Sant’ Anatolia, insieme a santa Rita.
Inoltre ricordiamo san Giovanni Pallotti originario di San Giorgio, i beati M. Luisa Prosperi di Fogliano, M. Teresa Fasce e il martire Andrea da Logna e S. Montano, eremita presso lo scoglio di Roccaporena.
Rammentiamo anche numerosi eremi, iniziando da S. Croce benedettina, a cui seguì l’eremo della Madonna della Stella, agostiniana, fondata dagli eremiti Andrea da Cascia e Giovanni da Norcia.
A seguire, gli eremi di Roccaporena di S. Montano, di S. Marco di Paterno, il caratteristico eremo di Berardino detto anche de lu Regulu, per la forma della roccia che copre l’apertura della grotta, l’eremo di S. Andrea in Carpineto che ospitò il Beato Simone Fidati, e quelli di S. Lucia di Ferro, di S. Martino di S. Giorgio.
Degno di nota, perché ospita ancora un’eremita, è l’eremo della Madonna Appare di Collegiacone in continuità con il vicino santuario antico di ‘Sopra Lucino’.
B- Età Romana
Lasciamoci guidare inizialmente dai più grandi esperti di epigrafia romana, R. Cordella e N. Criniti, che riferiscono a proposito di sacralità:
“Le iscrizioni sacre sono rare. A parte i Manes, sono ricordati solo Marte e Apollo…Ma il panteon Casciano era senza dubbio molto più ricco come suggeriscono gli idoletti di Valle Fuino…E la presenza di pontifices, non riscontrabile altrove in Sabina attestata tre volte nelle vicinanze di Cascia … unita a quella di due Harispices municipali è indice di un ambiente permeato della proverbiale religiosità sabina:
“Sabini ut quidam existimavere, a religione et deum cultu Sebini appellatur…”. (Cordella 2014, p.154)
Oltre le cariche religiose, nella tribu Quirina -a cui l’ager di Cascia apparteneva- testimoniata tre volte, sono testimoniate anche cariche civili di ottunviri duovirali potestate (epigrafi provenienti da Giappiedi, Collegiacone e Padule di Cascia.
La testimonianza archeologica più importante di Cascia di questo periodo storico si ha a Villa San Silvestro dove sin dall’inizio del secolo scorso si conosce un tempio romano dedicato a Ercole e, scavi recenti, ne hanno evidenziato le dimensioni e lo stile anche del portico che lo circondava, indagando anche un’area vicina in cui si è scoperto un altro complesso templare con sacello dedicato alla dea Vittoria/ Vacuna, con annessi villaggio e necropoli a partire dal periodo repubblicano.
Oltre le circa ottanta epigrafi relative anche a cariche religiose di pontifices ed harispices, e civili di ottunviri, ricognizioni recenti hanno evidenziato numerose testimonianze romane soprattutto di ville rustiche.
C- Età Preromana
Ed eccoci al capitolo più importante e significativo del casciano, il sacro preromano, sabino, in un territorio che confina con i tre popoli originari degli Italici: i Piceni oltre i Monti Sibillini, i Sabini lungo il corso del fiume Velino che nasce a valle S. Rufo ai piedi di Monte Pizzuto, e gli Umbri attestati epigraficamente oltre le vette dei monti alla destra del fiume Nera (Cordella, 2014).
Il santuario di gran lunga più importante è quello conosciuto come ‘Stipe votiva di Valle Fuino’ rinvenuto occasionalmente in seguito ad un nubifragio il 30 Giugno 1794:
“Nella Valle Fuino l’acqua proveniente dai monti raggiunse il livello, l’impeto e il fragore di un torrente in piena, provocando alluvioni e smottamenti un po’ dovunque” (L.Bignami,1987, p.16).
Lo Stato Pontificio recuperò il materiale della stipe votiva, grazie al lavoro degli operai delle miniere di Monte Birbone di Monteleone di Spoleto ed altri reperti furono successivamente recuperati da Marco Franceschini, acquistandoli da passanti. In totale possiamo documentare il recupero di 180 statuine di diverso tipo, molte monete, vasetti, armille, armi di ferro ed addirittura un oggetto in selce!
Grazie alle notizie riportate dal Franceschini e alla pubblicazione dell’archeologa A. Stalinski, si deve l’esatta localizzazione del rinvenimento.
L’esatto ammontare del ‘tesoro’ è dovuta, oltre ai disegni eseguiti dal Franceschini, anche alla tesi di laurea dell’archeologo F. Schippa.
Oltre le statuine di bronzo furono rinvenuti vari oggetti relativi a numerose monete ad iniziare dal III sec. a.C. fino alla moneta di Titurio Sabino del 88 a.C., data in cui possiamo ritenere che la stipe fu abbandonata.
Oltre questo grande santuario, definito dal Colonna “la prima grande stipe trovata in Italia”, abbiamo scoperto, ad iniziare dagli anni ‘ottanta con ricerche sistematiche e recuperi, numerosi altri santuari che, a seconda che la loro localizzazione possiamo definirli di vetta, di sorgente, vicanici o di valico.
I reperti caratteristici di questi depositi sono costituiti in prevalenza da bronzetti schematici di offerenti, oranti e guerrieri, e da monete e aes rude, accompagnati sempre da materiale fittile relativo a coppi di copertura e frammenti di vasi.
In tutti i siti preromani resta una grande quantità di materiale fittile che siamo riusciti a raccogliere e documentare, ora depositato al Museo di Cascia.
Notevole è anche la quantità di aes rude presente nei vari santuari, a partire da quello di Valle Fuino dove ne furono rinvenuti circa kg. 30 e testimoniati in ogni santuario antico. Le ricognizioni ci hanno permesso di realizzare una carta archeologica con la localizzazione di tutti i 207 siti archeologici dei quali la cartina che segue ne rappresenta un esempio.
Oltre ai santuari e alla sacralità, le necropoli, di Villa Marino, dei Casali di Ocosce, di Maltignano, Fogliano, Puro, Costa S. Lucia e Atino, e numerosi villaggi aggiungono sorprese all’antichità di questi luoghi e ci consentono di affermare che Natura, Sacralità, Cultura insieme ai frutti della terra rappresentano la caratteristica identitaria del Casciano, come dimostra la recente carta archeologica, scientifica supportata da ricognizioni triennali recenti che avvalorano quanto esposto e testimoniano la frequentazione di questi luoghi fin dai periodi paleolitico e neolitico.
A cura di Emili Egidio